Testimonianza di un’operatrice sociale, Margherita
INCANTO
“…. Ore 18.15 paralizzati davanti al video in religioso silenzio per ascoltare la consueta rassegna stampa che risuona come un bollettino di guerra :.. Mila contagiati… Mila guariti… Mila morti. Voce che si ripete come una litania di un rosario recitato dalle comare nell’ora del vespro. Report necessari per il monitoraggio scientifico, per emanare nuovi decreti, correttivi dei nostri comportamenti assurdi. Registrazione dei fenomeni che si trasformano, in una manciata di tempo, da epidemia a pandemia fino a dichiarare una minaccia dell’umanità.
I numeri sono simboli, per sua natura freddi, distanti, ma dietro ad ogni numero si nasconde una storia, un vissuto degno di essere narrato per trasformarsi in MEMORIA.
Istintivamente mi sorprendo nel fare un’ analogia con i report dei minori in affidamento, stessa sequela… Dimenticando che ad ogni numero corrisponde una creatura, una fragilità da proteggere, una piantina da curare. Ogni numero rappresenta un servizio operoso compiuto da persone (affidatari e collocatari) che agiscono responsabilmente e che passano inosservati perché la Bellezza non fa Rumore.
Il Covid 19, come aspide diabolico, si insinua nel mondo in modo subdolo e deleterio. Non deve passare indifferente ma deve far leva sulla nostra razionalità, sui nostri sentimenti.
Dove prima veniva coltivato l’odio sociale, l’indifferenza ed il delirio di onnipotenza ora deve cedere il passo al senso di responsabilità, non solo quella personale ma soprattutto quella comunitaria. Come nell’affidamento, dove la vicinanza sociale rappresenta un valore da perseguire, proprio là dove la fragilità umana diventa arte perché fa parte del nostro essere. Tutte queste morti non possono e non devono essere vane. Occorre dare un senso a tutto ciò, un senso che possiamo realizzare e riscoprire occupandoci dei bambini, se vogliamo degli adulti capaci di vedere oltre il proprio io.
Un vedere che deve necessariamente essere preceduto da un ascolto, soprattutto verso bambini e ragazzi che non possono dare voce alle proprie sofferenze
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